Stabilità dei prezzi e del sistema finanziario: un anno impegnativo per la Banca nazionale
Riassunto
I tempi che stiamo attraversando sono alquanto turbolenti. L'anno in corso si configura all'insegna degli avvenimenti che hanno travolto il settore finanziario elvetico: la crisi di Credit Suisse e l'acquisizione dell'istituto da parte di UBS. Oltre a contrastare l'inflazione accentuata da ormai più di un anno, la Banca nazionale ha fornito un importante contributo al superamento di questa crisi.
Quando nel 2021 l'accresciuta pressione sui prezzi cominciava a manifestarsi all'estero, la BNS ha lasciato che il franco si apprezzasse al fine di contenere quanto più possibile l'inflazione importata. Questa decisione ha contribuito a far sì che l'inflazione in Svizzera crescesse a ritmi meno sostenuti. Ciononostante, anche nel nostro Paese l'aumento dei prezzi ha oltrepassato la soglia auspicata, estendendosi in misura crescente e diffusa a beni e servizi. In queste situazioni la politica monetaria deve intervenire con decisione per impedire che l'inflazione si consolidi su livelli superiori all'area di stabilità dei prezzi.
A partire dallo scorso mese di giugno la Banca nazionale ha pertanto proceduto a un graduale inasprimento tramite rialzi del tasso di interesse e vendite di valuta estera: ha innalzato il tasso guida BNS all'attuale 1,5% da -0,75% un anno fa; nel 2022 ha inoltre venduto valuta per un controvalore pari a 22,3 miliardi di franchi in termini netti. In occasione dell'esame della situazione economica e monetaria di marzo la BNS ha sottolineato che all'occorrenza avrebbe continuato a inasprire la politica monetaria.
Mentre la garanzia della stabilità dei prezzi è un compito che la Banca nazionale può svolgere da sola con i suoi strumenti di politica monetaria, la salvaguardia della stabilità finanziaria è un compito congiunto, al quale partecipa in stretta collaborazione con l'Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) e la Confederazione. Quando la stabilità del sistema finanziario è a rischio, la BNS eroga liquidità di emergenza sotto forma di crediti alle banche illiquide, ma classificate dalla FINMA come solvibili. Questo le permette di allentare le tensioni e di guadagnare tempo per la risoluzione della crisi. Il Consiglio federale, infine, può impiegare fondi dei contribuenti a fini di stabilizzazione.
Il crollo di Credit Suisse avrebbe innescato un effetto domino nel sistema finanziario globale, con ripercussioni drammatiche per l'economia reale. In questa situazione estremamente difficile bisognava intervenire con rapidità e determinazione. Confederazione, FINMA e BNS hanno collaborato a ritmo serrato per trovare una soluzione sostenibile e il più possibile adeguata al mercato per la salvaguardia della stabilità finanziaria e dell'economia elvetica.
La soluzione trovata, ossia l'acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, ha permesso di stabilizzare rapidamente la situazione. Ora è il momento di guardare avanti e di fare alcune considerazioni sul futuro.