Domande e risposte sulla gestione degli investimenti
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Nel porre in atto la politica monetaria la Banca nazionale effettua operazioni che si ripercuotono sulla dimensione e sulla composizione del bilancio (cfr. Domande e risposte sul bilancio della Banca nazionale). Dal lato dell'attivo del bilancio della Banca nazionale si trovano soprattutto le riserve monetarie, costituite in prevalenza da riserve auree e riserve valutarie. In misura molto modesta sono presenti anche obbligazioni in franchi. La Banca nazionale gestisce le riserve monetarie e il portafoglio in franchi effettuando investimenti sui mercati finanziari.
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Le riserve auree sono detenute per la maggior parte sotto forma di lingotti e in piccola parte in monete. Le riserve valutarie sono costituite da obbligazioni, azioni e investimenti in valuta estera detenuti presso altre banche centrali o presso la Banca dei regolamenti internazionali (BRI). Spesso si utilizza anche il termine "investimenti in valuta", i quali comprendono, oltre alle attività sopraindicate, anche gli averi a vista derivanti da operazioni PcT in valuta estera, che possono essere effettuate per la gestione di tali investimenti. Le passività corrispondenti sono registrate nel passivo del bilancio alla voce Passività in valuta estera e si traducono in un'estensione del bilancio.
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Il quadro che delimita il mandato, le operazioni di investimento consentite e le competenze è fissato dalla Legge federale sulla Banca nazionale svizzera (LBN), negli articoli 5, 9, 42 e 46. Le Direttive sulla politica di investimento della Banca nazionale definiscono in termini concreti le disposizioni della LBN relative alle operazioni che la Banca nazionale può compiere nella sua attività di investimento. Tali direttive, emanate dalla Direzione generale, descrivono i principi della politica di investimento, gli strumenti e il processo di investimento e di controllo del rischio.
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Il Consiglio di banca esercita l'alta vigilanza sul processo di investimento e di controllo del rischio (Domande e risposte sulla Banca nazionale come impresa). Esso valuta i principi del processo e ne sorveglia l'osservanza. In questo compito è assistito dal Comitato dei rischi, composto da tre membri del Consiglio stesso. Il comitato sorveglia in particolare la gestione del rischio. I rapporti interni redatti trimestralmente dall'unità preposta a questa funzione sono inoltrati direttamente alla Direzione generale e al Comitato dei rischi.
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La Direzione generale decide sulla composizione delle riserve monetarie e degli altri attivi. Essa stabilisce altresì i requisiti posti agli investimenti in termini di sicurezza e di liquidità, nonché le valute, le classi di attività (ad esempio, obbligazioni e azioni) e gli emittenti (ad esempio, enti pubblici e imprese private) ammissibili.
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La politica di investimento della Banca nazionale è mirata a un'elevata liquidità e a un'ampia diversificazione. Con essa vengono perseguiti due obiettivi principali. Primo, consentire l'impiego del bilancio in ogni tempo per finalità di politica monetaria. Secondo, preservare il valore delle riserve monetarie nel lungo periodo. La Direzione generale definisce la strategia di investimento in funzione delle esigenze di politica monetaria e sulla base di approfondite analisi di rischio-rendimento. La strategia stabilisce la ripartizione degli investimenti fra le diverse valute e classi di attività e il margine di manovra disponibile a livello operativo. In linea di massima la Direzione generale riesamina la strategia di investimento una volta all'anno.
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A livello operativo un comitato di investimento stabilisce l'allocazione tattica. In concreto, nel corso dell'anno esso adegua alle condizioni del mercato - entro il margine di manovra consentito dalla strategia - parametri quali la durata degli investimenti e la quota relativa delle diverse valute e classi di attività. Infine, l'area Asset Management gestisce i singoli portafogli. La maggior parte degli investimenti è amministrata dalle unità interne dell'Asset Management. Mandati di gestione patrimoniale sono conferiti anche all'esterno se ciò permette di realizzare guadagni di efficienza. I gestori esterni possono fornire inoltre un termine di raffronto per l'area Asset Management.
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Per la gestione e il contenimento dei rischi legati agli investimenti è utilizzato un sistema di portafogli di riferimento, direttive e limiti. Tutti i rischi finanziari pertinenti sono individuati, valutati e sorvegliati di continuo. Le analisi di rischio tengono conto del fatto che l'orizzonte temporale degli investimenti della Banca nazionale è a lungo termine. La valutazione e gestione dei rischi di credito si basa sulle informazioni delle principali agenzie di rating, su indicatori di mercato e su analisi interne. Nel definire i limiti di esposizione sono tenuti in considerazione anche i rischi di concentrazione e di reputazione. L'osservanza delle direttive e dei limiti è oggetto di controlli quotidiani.
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Nel calcolo del rendimento sono compresi i proventi per interessi e dividendi, nonché le variazioni di valore dovute a movimenti dei tassi di cambio e dei prezzi di mercato. Il profitto o la perdita che ne risulta affluisce al conto economico ordinario della Banca nazionale. La distribuzione dell'utile avviene secondo le disposizioni della LBN e la vigente convenzione in materia stipulata con la Confederazione (Domande e risposte sul capitale proprio e sulla destinazione dell'utile).
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No. Nell'operare della Banca nazionale assume preminenza la politica monetaria, e pertanto sono più importanti la liquidità e la sicurezza degli investimenti. Poiché una parte sostanziale delle riserve valutarie è investita sui mercati dei titoli di Stato più liquidi a livello mondiale, ne consegue un grado elevato di liquidità. Dell'aspetto della sicurezza è tenuto conto strutturando gli investimenti in modo che a lungo termine vi sia da attendersi come minimo il mantenimento del valore reale. Nondimeno, per preservare a lungo termine il valore degli investimenti in franchi, occorrono anche adeguati rendimenti. Per tale ragione i titoli di Stato nelle riserve valutarie sono integrati da altre categorie di attività. Nella scelta dei tipi di investimento la Banca nazionale ha comunque cura di evitare ogni conflitto con le finalità di politica monetaria.
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Per assolvere il suo mandato di politica monetaria la Banca nazionale deve potere in ogni momento adeguare il proprio bilancio senza vincoli e senza tenere conto di considerazioni legate alla politica di investimento. Ad esempio, vendere rapidamente consistenti quantità di una data valuta potrebbe risultare opportuno nell'ottica della politica monetaria, anche se poco conveniente sotto il profilo della politica di investimento. Dato che la politica monetaria prevale, la Banca nazionale procederebbe comunque alla vendita. Nelle situazioni di questo tipo ha sempre preminenza la politica monetaria.
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Il processo di investimento e di controllo del rischio è strutturato in maniera da evitare conflitti di interesse fra la politica monetaria e la politica di investimento. Pertanto, le competenze inerenti alle operazioni di politica monetaria e a quelle di investimento sono mantenute il più possibile separate. Da un lato, nessuna informazione privilegiata della Banca nazionale in quanto banca centrale deve guidare le decisioni di investimento. Dall'altro, queste non devono generare alcun effetto segnaletico non intenzionale di politica monetaria. Per tale ragione la Banca nazionale si astiene dall'investire in azioni od obbligazioni di imprese svizzere e il portafoglio in franchi è gestito passivamente.
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Nella sua attività di investimento la Banca nazionale ha cura di non influenzare i mercati e gli andamenti monetari in altri paesi. Essa opera quindi sempre con cautela e in modo da non perturbare le condizioni di mercato. La capacità di assorbimento a breve termine dei singoli mercati costituisce un criterio importante. Se, ad esempio, in seguito agli interventi sul mercato dei cambi si registrano afflussi troppo ingenti di valuta nel nostro Paese, la Banca nazionale detiene parte di questi fondi sotto forma di averi presso altre banche centrali, evitando così di causare distorsioni nei mercati.
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La maggior parte delle riserve valutarie della Banca nazionale consiste in titoli di debito esteri emessi da Stati, altri enti pubblici territoriali (come province e Comuni), organizzazioni sovranazionali e società private, nonché in depositi presso altre banche centrali. In totale queste attività rappresentano il 75%. La quota delle azioni ammonta al 25%. Circa il 38% delle riserve valutarie è denominato in dollari USA e il 37% in euro. Altre monete di investimento importanti sono lo yen, la lira sterlina e il dollaro canadese. La Banca nazionale detiene anche posizioni di più modesto ammontare in dollari australiani, dollari di Singapore, corone svedesi, corone danesi, won sudcoreani e renminbi cinesi. Nel suo portafoglio azionario ha anche importi di altre valute. Ogni trimestre la Banca nazionale rende nota la struttura delle riserve valutarie.
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Poiché la liquidità e la sicurezza hanno un ruolo determinante, una parte considerevole delle riserve valutarie è rappresentata da titoli di Stato. Allo stesso tempo, la Banca nazionale mira a una diversificazione quanto più ampia possibile in termini di monete, emittenti e strumenti. Ciò le consente di ottenere migliori rendimenti a lungo termine senza esporsi a più forti fluttuazioni dei risultati. Per questo motivo, già da tempo la Banca nazionale investe anche in obbligazioni societarie e azioni di emittenti esteri e negli ultimi anni ha ampliato la gamma delle valute di investimento.
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Ogni mese la Banca nazionale pubblica nel suo portale di dati informazioni sulle proprie posizioni di bilancio a fine mese precedentee con esse la consistenza delle riserve valutarie. Poco dopo la fine di ogni mese sono fornite informazioni sulle riserve monetarie nel quadro dell'IMF Special Data Dissemination Standard (SNB Data). Questi dati sono però ancora provvisori. Inoltre, possono esservi lievi discordanze fra le cifre desumibili dalle posizioni di bilancio e quelle calcolate in base allo standard FMI, a causa delle differenti definizioni. Ogni trimestre, dopo il rapporto intermedio, la Banca nazionale pubblica la struttura delle riserve valutarie per monete, classi di attività e rating dei titoli fruttiferi di interesse (stato: fine mese precedente) (Riserve in valuta e obbligazioni in franchi). Ulteriori informazioni sulle riserve valutarie figurano nel Rapporto di gestione, pubblicato annualmente.
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No. Alla luce della forte espansione delle riserve valutarie e della crescente importanza dei mercati asiatici, nel 2013 la Banca nazionale ha aperto una succursale a Singapore. Questa consente una gestione più efficiente degli investimenti nella regione asiatica da parte di gestori di portafogli della Banca nazionale operanti sul posto.
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La copertura del rischio di cambio avrebbe un impatto diretto sulla politica monetaria, poiché equivarrebbe a un acquisto di franchi contro divise estere che genererebbe una pressione all'apprezzamento della nostra moneta. Pertanto, la Banca nazionale non copre il rischio di cambio sulle sue riserve valutarie e deve assumersi il rischio legato alle fluttuazioni dei tassi di cambio. La diversificazione e la limitazione dei rischi di concentrazione rivestono quindi una notevole importanza per le riserve valutarie della Banca nazionale.
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La Banca nazionale esamina annualmente l'universo di investimento l'allocazione degli attivi. A seconda delle necessità vengono effettuati adeguamenti. L'obiettivo è evitare concentrazioni di rischio. Alcuni anni fa ha ad esempio ampliato il proprio portafoglio azionario con imprese di economie emergenti e accresciuto a più riprese i propri investimenti in Asia (ad esempio in renminbi e in won sudcoreani).
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Grazie a una diversificazione quanto più ampia possibile delle sue riserve valutarie la Banca nazionale può ridurre il rischio di cambio e realizzare un migliore rendimento a lungo termine senza esporsi a più forti fluttuazioni dei risultati. Mediante l'ampliamento del portafoglio azionario è possibile migliorare complessivamente sia il potenziale di rendimento sia il profilo di rischio degli attivi.
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Negli investimenti in azioni la Banca nazionale adotta un approccio il più possibile neutro e passivo, replicando i singoli mercati azionari nella loro interezza e attuando così la più ampia diversificazione possibile. La BNS non opera di principio nessuna selezione di titoli ed evita una sovra o sottorappresentazione di singoli settori nel portafoglio. Di conseguenza detiene azioni dei vari settori economici in proporzione alla rispettiva capitalizzazione di borsa, assicurando in tal modo che il portafoglio risulti esposto ai diversi rischi in misura pressoché pari alla totalità delle società quotate a livello internazionale e che i cambiamenti strutturali dell'economia globale si riflettano anche nel portafoglio della BNS.
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Sì, la BNS se ne discosta in due casi. Da un lato, dato il suo ruolo speciale di banca centrale, si astiene dall'investire in azioni di banche di rilevanza sistemica a livello mondiale. Dall'altro, si ritiene tenuta a considerare, nel quadro della sua politica di investimento, norme e valori fondamentali del nostro Paese. Pertanto, non investe in azioni e obbligazioni di società, i cui prodotti o processi produttivi ledono in modo palese valori sociali universalmente riconosciuti.
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La Banca nazionale non acquista titoli di imprese che violano in modo patente diritti umani fondamentali, che causano sistematicamente gravi danni ambientali o che sono coinvolte nella produzione di armi proscritte internazionalmente. Per armi proscritte si intendono armi biologiche e chimiche, munizioni a grappolo e mine antiuomo. Sono inoltre escluse le imprese che partecipano alla produzione di armi nucleari per Stati che non figurano fra le cinque potenze atomiche legittime secondo la definizione dell'ONU. In base al criterio "grave e sistematico danno ambientale" sono escluse le società che nell'ambito della loro produzione avvelenano regolarmente le acque e il suolo o nuocciono severamente alla biodiversità.
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Il legislatore ha consapevolmente evitato di affidare alla Banca nazionale il compito di influenzare in modo mirato con la sua politica di investimento l'andamento di determinati settori economici. La politica di investimento della BNS non attua pertanto scelte di politica strutturale volte a operare una selezione positiva o negativa di determinati comparti economici con l'obiettivo di procurare loro un vantaggio o uno svantaggio, ossia ostacolare o promuovere un cambiamento economico, politico o sociale. La Banca nazionale considera però gli aspetti climatici e, in virtù del criterio ambientale, esclude anche le imprese il cui modello di business si basa principalmente sull'estrazione del carbone per la produzione energetica, partendo dal presupposto che in Svizzera esista un ampio consenso sull'abbandono di questo combustibile estratto a tali fini.
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Per individuare le imprese in questione la BNS verifica periodicamente l'intero universo di investimento. Per quanto riguarda le aziende coinvolte nella produzione di armi proscritte, fa affidamento a specialisti esterni, che esaminano la sua gamma di investimenti. In relazione alle società attive primariamente nell'estrazione del carbone per la produzione energetica, la Banca nazionale si basa sulla valutazione di un fornitore di indici nel settore. Le imprese che rientrano negli altri criteri di esclusione sono identificate mediante una procedura a due fasi. La prima consiste nell'acquisizione ed elaborazione di informazioni accessibili al pubblico, allo scopo di individuare le società il cui tipo di attività ha forti probabilità di rientrare fra i criteri di esclusione. Nella seconda fase per ciascuna impresa identificata è compiuta un'approfondita valutazione per determinare se essa debba effettivamente essere esclusa o no. Nel decidere circa l'esclusione di imprese la Banca nazionale si basa sulle raccomandazioni degli specialisti esterni e verifica regolarmente le proprie decisioni.
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La Banca nazionale esercita i propri diritti di voto azionari, concentrandosi su imprese a capitalizzazione medio-grande in Europa, e collabora anche con società di servizi esterne a tal fine. La BNS non esercita i propri diritti di voto negli Stati Uniti. Nell'esprimere il proprio voto la BNS si focalizza su aspetti concernenti la buona conduzione aziendale, un fattore che nel lungo periodo contribuisce all'andamento positivo di un'impresa, e quindi anche dei relativi investimenti della BNS. L'esercizio concreto del diritto di voto si basa su una direttiva interna della BNS. Le società di servizi esterne provvedono alla sua interpretazione tecnica e la applicano alle proposte di voto alle assemblee degli azionisti. La BNS intrattiene con queste società contatti regolari e vigila sulla corretta interpretazione della direttiva.
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La Banca nazionale è contraria all'idea di un fondo sovrano. Nella sua attività di investimento deve considerare le esigenze della politica monetaria e restare libera di determinare il volume e la composizione del proprio bilancio. Inoltre, in un fondo sovrano gli attivi sarebbero soggetti agli stessi rischi di cambio cui sono esposte le riserve monetarie della Banca nazionale, e anche una quota sensibilmente maggiore di investimenti in attività reali, come le azioni, non proteggerebbe dal rischio di perdite di valore. Collocando in modo diversificato una parte delle riserve monetarie in azioni e obbligazioni societarie, la Banca nazionale può beneficiare del contributo positivo al rapporto rischio-rendimento offerto da tali categorie di attività. Nel contempo, essa conserva il margine di manovra necessario per adeguare la sua politica monetaria e di investimento al mutare delle esigenze.
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Questo portafoglio, composto da obbligazioni di qualità primaria, è gestito sulla base di un indice. La sua composizione corrisponde quindi sostanzialmente alla struttura del mercato. Esso comprende da un lato titoli emessi dalla Confederazione, dai Cantoni e dai Comuni. Dall'altro, nel portafoglio figurano anche titoli di debito di altri Stati, obbligazioni fondiarie svizzere e obbligazioni emesse da organizzazioni internazionali con sede in Svizzera e da società estere. I prestiti della Confederazione sono acquistati sul mercato secondario e non possono essere sottoscritti all'emissione sul mercato primario (cfr. Domande e risposte sull'indipendenza della Banca nazionale e sui rapporti con la Confederazione). Tutte le altre obbligazioni possono essere acquistate sia sul mercato primario che su quello secondario. In totale il portafoglio in franchi ammonta a meno dello 0,5% degli attivi della Banca nazionale.